venerdì 14 novembre 2014

Una favola d'amore


Ho conosciuto un pensatore che viveva nelle ore, chiuso ad acchiappare fili di pensieri formando gomitoli che vani  al sole si sciolgono, al vento sgretolati  sotto le goccie della pioggia.
 Di ciò.era triste. perche ragionava eppure il suo pensiero rimaneva chiuso in se. Amava il sole, ma lui non poteva scaldarlo con un abbraccio ringraziava la pioggia ma non poteva a asciugare le sue lacrime così quando un giorno di primavera una ragazza scese nel suo cuore come un petalo di ciliegio da un albero tutti i giorni comparò la sua bellezza alle cose più meravigliose che esistono in natura per ringraziarla di essere diventata il suo sole

sabato 25 gennaio 2014

Sbocciano parole


Disegno di Serena 





Vivono più buie le notti
lontane, distanti, rapprese 
le luci come un fumo ben presto muoiono 

scoppia nel cielo l'immagine 
di un drago
come il fumo di un vecchio
sigaro che balla sospinto dal vento

lucí, verdi, gialle, rosse inghiottite dal blu profondo
è forse l'ora più caotica, ma anche colorata dell'anno.
niente assomiglia più alla primavera in cui il verde entrava anche nelle narici,
tutti sembrano ora immersi nel blu e nel bianco che esce dalle che esalano gelo.
non si può però giurare che gli dicano sempre il vero io vi posso giurare che quest'anno mentre vivevano il saluto dall'anno.

io ero cieco, sordo, muto fore anche matto, il cuore era nel mio petto e pulsava nella mano di un altro nello stesso medesimo istante. Sordo si ma una cantavo sentivo, canto di mille parole sublimi e deformi senza un capo ne una coda come nuvole dai contorni frastagliate alle mie orecchie.

Parole che non hanno forma è come l'acqua la prendono in prestito da ciò che li contiene, amore solo amore è ciò che contiene il tuo sospiro è così delle tue parole vedo solo i contorni di un dolcissimo cuore.

E' strano sentire parole
non sono un pittore 
eppure è una grande ispirazione
degli occhi il tuo colore.

M (A)

lunedì 28 ottobre 2013

MIXANDO LA MIA VITA TRA LE NOTE E I COLORI - FABRIZIO FATTORI - Photocity Edizioni


INFO ORDINI
Photocity Edizioni

Scrivere un libro è sempre difficile... soprattutto per chi non fa lo scrittore... Pur non rinnegando niente di ciò che ho fatto non voglio fare del mio passato un "lasciapassare" per il mio presente e tanto meno per il mio futuro. La mia intenzione con questa breve autobiografia e con questi racconti di vita vissuta, è solo quella di offrire una descrizione più completa possibile del mio pensiero... del mio lavoro... di quello che significa secondo me essere un DISCK JOCKEY. E` uno spaccato di vita vissuta che va dal 1976 fino ad oggi... ho cercato di non tralasciare nulla... donne, politica, droga e quant`altro... Dopo oltre trent`anni di carriera e cinquanta di vita ringrazio tutti coloro che mi hanno... che continuano... e continueranno a sostenermi... 

Fabrizio Fattori 




PROGETTO IN COLLABORAZIONE 
con 
Alessandro Spadoni - Marcello Lombardo 
Gioia Lomasti


EVENTO FACEBOOK

domenica 19 maggio 2013

La proposta (1631) di Judith Leyster

da Le donne nell'europa moderna di Merry Weisner

La produzione di Leyster è probabilmente l'argomento più probante contro la propensione a riscontrare aspetti prettamente "femminili" nella tecnica delle pittrice: da alcuni anni dopo la sua morte fino al 1893 la sua esistenza restò sconosciuta e per tutto quel periodo i suoi dipinti furono, senza che venisse sollevato alcun dubbio, attribuiti a Franz Hals o ai suoi allievi. Se consideriamo attentamente il suo di presentare i soggetti ci rendiamo conto della differenza: molti quadri denotano maggiore sensibilità per la realtà femminile piuttosto che per quella maschile, soprattutto quelli in cui sono ritratte donne intente alle faccende domestiche.
File:Judith Leyster The Proposition.jpg

Il suo dipinto più famoso è "La proposta" (1631), che raffigura una donna, in abiti modesti, che china su un lavoro di cucito mentre un uomo le tocca il braccio e le offre una manciata di monete. La scena contrasta nettamente con quelle di seduzione e prostituzione realizzate a quel tempo, in cui le donne appaiono sempre partecipi e compiacenti.

venerdì 22 marzo 2013

ASCOLTAVO LE MAREE DI GUIDO MATTIONI - INK EDIZIONI








Descrizione

Un "io narrante" italiano intimamente smarrito, ma in cerca di una nuova vita. Un'antica città americana del Vecchio Sud ospitale con i vivi e con i propri amati fantasmi. Una fioraia che adora le scarpe e venera il prossimo. Il culto dell'Amicizia e la religione del Ricordo. Un gatto pescatore che non si allontana mai dal suo molo né dai propri simili, animali dalla profonda saggezza. Un ricco eccentrico divenuto tassista per noia e psicologo per vocazione. Una statua che sa ascoltare e un vecchio afroamericano che si interroga sui grandi misteri della vita. Un sindaco rispettato, pur se senza municipio. Con altri coloriti personaggi, si incrociano tutti su uno scenario dove il blu argentato di un grande fiume e delle maree oceaniche si fonde ogni sei ore con il verde di una Natura dalla struggente bellezza. E tutti insieme danno vita a una favola moderna e senza confini nella quale sogno e realtà si fondono.

Dettagli del libro

Titolo: Ascoltavo le maree
Autore: Guido Mattioni
Editore: Ink Edizioni
Data di Pubblicazione: Febbraio 2013
ISBN: 8897879055
ISBN-13: 9788897879053
Pagine: 213
Formato: brossura
Reparto: Narrativa > Narrativa contemporanea

lunedì 5 novembre 2012

Dolce al soffio di De André comunicato della seconda edizione



Gioia Lomasti  presenta la sua nuova Opera  Dolce al soffio di De André di Gioia Lomasti – Riedizione Ottobre 2012 Rupe Mutevole Edizioni
COMUNICATO STAMPA


Info ordini con dedica info@vetrinadelleemozioni.com oppure nelle migliori librerie italiane e estere - distribuite da Rupe Mutevole -Libro Co. Italia S.r.l.


Quest’opera sarà immagine d’impegno per la realizzazione di progetti benefici

 (Copertina Dolce al soffio di De André)
 
DIRITTI IMMAGINI LINOLEOGRAFICHE STEPHEN ALCORN ©2012 THE ALCORN STUDIO & GALLERY www.alcorngallery.com
Si inaugura la riedizione di “Dolce al soffio” di Gioia Lomasti, al Milano Book Fair – Ottobre 2012, opera poetica dedicata al cantautore Fabrizio De André ed ispirata alle sue canzoni, che ne sottolinea i passaggi in tintura e in vernissage particolari, provocazioni al piatto sentimento che si concretizzano nella Poiesis, nella costruzione della Femina Faber, la Lomasti, appunto, che assurge fra distici, terzine edenjambement, concretizzando il sogno di De André in quella “Direzione ostinata e contraria“, seppur restando nella propria sublimità di una quasi impercezione. Non siamo di fronte ad un esercizio di metrica, ma è interessante il verso nell’abituare il lettore al canto intimato, mai forzato eppur scorrevole e ritmico. Un must per gli amanti del Cantautorpoeta e per chi ha piacere nella lettura della poesia di valore.
Ad impreziosire ulteriormente questa seconda ristampa, partecipano Stephen Alcorn per la concessione delle linoleografie in copertina e all’interno libro, Norman Zoia, paroliere/coautore di Pino Scotto e dei Vanadium, Mariano Brustio, memoria storica del Faber, il giornalista e critico Alessandro Spadoni, Alessandro D’AngeloMarco Nuzzo e Marcello Lombardo per la Direzione d’opera.
L’opera include la bibliografia dell’autrice a cura di Emanuele Marcuccio, la biografia curata da Marcello Lombardo e la sezione progetti a cura di Francesco Arena.
Dolce al soffio di De André Opera edita da Rupe Mutevole edizioni, e’ inserita nella collana Sopralerighe diretta da Gioia Lomasti.
Di Marco Nuzzo e Marcello Lombardo
DALLA PREFAZIONE
La poesia è liberazione dell’anima, capacità di andare oltre il reale per raggiungere quell’indefinita sfera del nostro essere che è l’inconscio. È un’operazione complessa, autentica, inimitabile se condotta con l’unico fine di comprendere l’umanità nascosta in ciascuno di noi e quelle spinte interiori che ci muovono e ci rendono unici e irripetibili. È un viaggio difficile, mai sicuro, e che non sempre paga. Molti sono coloro che si sono perduti o hanno preferito rinunciare e affidarsi al tecnicismo modaiolo che oggi imperversa in ogni ambito della cultura. Pochi hanno tenuto duro con costanza e abnegazione raggiungendo il cuore più profondo del “fare poesia”. Non c’è alcuna ricompensa, se non quella di aver tentato di dare un senso alle dinamiche oscure che ci circondano, di aver messo in luce quel sublime assurdo impasto di passioni, istinti, egoismi che identificano la nostra anima. In questo Gioia Lomasti è certamente una navigatrice esperta che ha saputo unire alla melodia del verso la più profonda capacità di muoversi attraverso i gorghi dei sentimenti umani per renderli manifesti al lettore nella loro drammaticità e intensità. L’impegno della poetessa ravennate va oltre il compiacimento estetico della parola e si concentra su quella musicalità dolente e densa di significato che affonda le sue radici nella più genuina e spontanea espressione delle problematiche umane. A questo si unisce la riflessione sulla lezione del grande cantautore Fabrizio De André che ha non solo influenzato la prosa metrica della Lomasti, ma ha anche definito l’ossatura di un pensiero poetico che si è sviluppato e concretizzato nella sua profondità di intenzione e ragionamento. Lungo il delicato fraseggio della sua poetica si scorge la “delicatezza” di un’anima che intende andare incontro all’altro, comprenderlo, amarlo. Nessun giudizio, nessuna pretesa di imporre una propria visione dell’esistenza che è sempre particolare, soggettiva, imperfetta, ma un autentico desiderio di far nascere nel lettore passioni inaspettate che le mettano in condizioni di riflettere sul proprio agire quotidiano, sui propri errori e di porvi in qualche modo rimedio. In questa azione “maieutica” di rimessa in discussione delle proprie certezze fa da sponda una padronanza assoluta del linguaggio metrico, della parola evocativa che scardina i sigilli dei nostri segreti per arrivare al nocciolo della nostra esistenza, del nostro “esserci qui ed ora” con tutte le fragilità, le differenze, le debolezze che ci caratterizzano e ci rendono così meravigliosamente umani. La lettura è diretta, rapida, ma, al tempo stesso, di sconvolgente complessità in modo tale che nulla è dato per scontato e il significato va recuperato solo al termine della lettura. Un libro che non va soltanto letto, ma afferrato nella sua autenticità, nella sua bellezza, nella sua sensibile emotività.
A cura di Alessandro Spadoni Giornalista e critico letterario



Gioia Lomasti nasce nel luglio 1973 a Ravenna dove vive e lavora in ambito culturale Promotrice di scrittura. Redazione e rassegna stampa presso vetrinadelleemozioni.blogspot.com, direzione di collane editoriali dedite alla poesia-prosa-narrativa, direzione di antologie AA.VV. Coordina assieme a Marcello Lombardo e al suo Staff di collaboratori il sito vetrinadelleemozioni.com quale canale per un supporto di promozione artistica dedita agli autori. Cura centinaia di pagine nel web e su Facebook ponendo in risalto autori emergenti di talento. Opera nel sociale, crede nel valore dell’amicizia, fonte di vita e condivisione.
Link di riferimento: www.poesiaevita.com
A cura della Sezione di promozione Autori ed Artisti www.vetrinadelleemozioni.com

venerdì 5 ottobre 2012

Ultima uscita nella collana "Sopralerighe" Via delle Ortensie di Mariano Brustio


COMUNICATO STAMPA
Info ordini
Rupe Mutevole edizioni redazione@rupemutevoleedizioni.com
Per ricevere l’opera tramite l’autore mariano.brustio@live.it
Reteimprese per Rupe Mutevole edizioni www.reteimprese.it/pro_A40124B194788

 “Via delle Ortensie”, racconto di Mariano Brustio, non è altro che una storia d’amore. Incastonata nella cornice raffinata di un linguaggio colorato da espressioni gergali liguri,  all’apparenza semplice, che arricchisce i dialoghi conferendo una straordinaria freschezza alla narrazione, ma ricercato e immensamente profondo nelle descrizioni dei luoghi e delle emozioni, ci restituisce il quadro delle traversie percorse dal Capitano Eugenio, marinaio genovese perseguitato da un destino sfortunato e la giovane ragazza svizzera Susanne Barbier, orfana dei genitori, cresciuta in un sanatorio immaginario della riviera ligure ed allevata poi presso una facoltosa famiglia genovese.
Il racconto percorre lo spazio temporale che va degli anni 40/45 con la guerra che fa da contorno marginale alle vicende, sino agli anni ’70 amalgamando i ricordi dell’autore e le narrazioni degli amici più intimi, con i viaggi della memoria riaffiorati dalle storie raccontate da Fabrizio De André, spaziando per luoghi tutti reali da Genova al Canada, tra terraferma e mare, passando per i poco e meno conosciuti borghi lacuali del novarese ed approdando all’entroterra ligure della riviera del Levante. Teatri che fanno da sfondo alla singolare umanità dei personaggi intorno ai quali si intrecciano in un susseguirsi di situazioni coinvolgenti e di singolare intensità nella narrazione, altre storie di personaggi all’apparenza marginali, ma che sul piano del racconto sostengono le vicende di Eugenio e Susanne, divenendo efficaci testimoni e paladini dei protagonisti dell’intera storia narrata. È il caso di Giulio e Viola, impegnati in un vincolo di amicizia che si rivelerà più preziosa che mai e che li vedrà attenti protagonisti proiettati in un vincolo per la vita, a loro volta sostenuti in tutto questo dalla complicità di Beppe e Maria, immaginari gestori di un locale d’altri tempi nel cuore di una Genova affranta dalla devastazione della guerra, nella piena ripresa economica ed industriale dalla ricostruzione post bellica sino agli anni ’70, ove le riflessioni del Capitano mettono anche in discussione il benessere materialistico senza mai arrivare agli eccessi.
L’intimità del racconto è spesso evocata dalla forma della “lettera”, nella quale il marinaio trasporta e sceglie di comunicare le proprie emozioni nella forma discorsiva che già il marinaio protagonista della storia di “Da a me riva” nella canzone di Fabrizio De André ci svela, utilizzando il canto per riportarci le vicende di alterne fortune che la realtà quotidiana in un continuo avvicendarsi di paure e dubbi, ansia e serenità, gioie e sofferenze, ricordi e speranze, che Eugenio, come il protagonista della canzone, dovrà affrontare per smarcarsi definitivamente da quel destino accanito e sgarbato, riuscendo alla fine ad aggrapparsi e trattenere quel sottile filo della fortuna che gli sta passando accanto, come nell’altro brano “Le acciughe fanno il pallone” che gli permetteranno di sigillare la sua disgraziata condizione di miserabile e realizzare i sogni e le speranze che ha nutrito in tutta la sua sfortunata esistenza.
Gli fanno da contorno personaggi, che se all’apparenza marginali come Nicola, rappresentano i pilastri sui quali ed intorno ai quali l’intero racconto prende forma e vita dando al testo una atmosfera di incantesimo nella quale ciascuno dei protagonisti è pronto a rivelarsi comunicando le proprie emozioni senza mai comunque finire nel pathos o nella commozione, consci comunque che il destino di vittime della sfortuna avrà una breve vita, come nelle narrazioni delle canzoni di Fabrizio De André, che seppure mai citato, emerge nella personale memoria dell’autore e si srotola nel racconto redatto volutamente senza repentini cambiamenti di piano, a volte facendo uso di flash-back per rievocare “passaggi di tempo” necessari e imprescindibili, da una pagina all’altra, servendosi volutamente di un linguaggio che attraversa le epoche narrate e le personalità dei personaggi.
Il nonno di Eugenio e lo zio di Susanne, entrambi all’apparenza burberi, saranno coloro che con il loro amore risolveranno e daranno vita allo svolgimento ed alla conclusione della vicenda, per far riabbracciare Eugenio e Susanne ed unirli nella loro famiglia ricostituita e ricostruita, insieme al piccolo Jacques, inconsapevole protagonista principale che per entrambi rappresenta l’interruzione dell’isolamento scelto l’uno fra le sicurezze e comodità della Svizzera, l’altro fra le colline dell’entroterra della riviera del Levante, intento nella coltivazione dei suoi ulivi, contadino fronte mare per scelta di appartenenza.
A tutto questo fa da contorno la superba bellezza della città di Genova, città dai due volti e dalle mille facce, dai grifoni sullo stemma per anni rappresenti con la coda abbassata poi finalmente e di nuovo in alto, a suggello della ritrovata indipendenza, che per anni ed ancora oggi è stata definita città superba, accogliente e multietnica, deliziosamente restaurata, ma dai carruggi impercorribili, tanto silenziosa quanto fragorosa, dai tramonti mozzafiato ai cantieri navali inguardabili, percorsa nei suoi vicoli più sconosciuti, sino al bacino del porto antico e di quello moderno, fra gli scali ferroviari di una città in piena trasformazione industriale e messa lì a rappresentare il “porto sicuro” da cui salpare ed a cui riapprovare un giorno, dove ancora oggi esistono nei carruggi interni più sconosciuti quelle trattorie dove per pochi soldi ci si può rifocillare, e che nel racconto fanno da perno intorno al quale si svolge parte della vicenda, in una atmosfera familiare e casalinga a pochi passi dal porto e ritrovo per tanti poveracci e marinai in cerca di un po’ di vero calore, di bella compagnia e di un buon bicchiere di vino. Dove il raggiungimento della felicità è un prezzo tanto salato da dover pagare.
“Via delle Ortensie”, è comunque, e non solo, il racconto di un viaggio, quello di Eugenio, marinaio per occasione e non per vocazione, a cui la malvagità, la superbia e l’orgoglio degli uomini hanno impedito per lungo tempo il rientro nella sua casa e imposto la lontananza e l’assenza dai suoi affetti più cari, in una sorta di latitanza forzata in giro per il mondo che gli ha mostrato anche la facilità con cui la maggioranza emarginano nella prigione anche i poveracci senza colpa.
Il racconto non è costruito con una precisa suddivisione in capitoli, ma in una narrazione continua ove solo la chiosa finale lascia aperta e fa intravvedere un prosieguo della storia già presente nella memoria dei narratori e dell’autore.
Il finale del romanzo con l’incontro tanto atteso fra il Capitano, Susanne e il piccolo Jacques è una pagina di rara poesia, scritta con un timido bacio nel palmo della mano dell’amata e il dono di una piccola ortensia nell’altra, come a ridare una nota di colore e vigore alla storia d’amore finalmente ricominciata e con il regalo di un piccolo faro del Canada a Jacques, per illuminare le notti e scansare le paure, piccola luce da non spegnersi mai e attorno alla quale prenderà vita finalmente il futuro di una bella famiglia.

  www.vetrinadelleemozioni.com
 



Fernanda Pivano, Mariano Brustio e Dori Ghezzi



DIRITTI IMMAGINE DI COPERTINA
Ortensia di Sabina Alcorn ©2012
Acquerello su carta Fabriano
48,3 cm x 33 cm
Bordo ornato di Stephen Alcorn
Archivio Alcorn • Cambridge, NY
www.alcorngallery.com

Titolo: Via delle Ortensie
Autore: Mariano Brustio
Editore: Rupe Mutevole edizioni
Collana: Sopralerighe
Direttrice di collana e Curatrice d’opera: Gioia Lomasti
Codice: Isbn 978 88 6591 238 6
Prezzo: 15,00 €



Mariano Brustio, classe 1959, ha collaborato alla stesura dei volumi su Fabrizio De André E poi il futuro – Mondadori 2001, Belin, sei sicuro? – Giunti 2003, come coautore al libro Volammo Davvero – Bur 2007, e per diversi mesi ha lavorato fianco a fianco a Fernanda Pivano durante la preparazione del volume The Beat Goes On. Storico socio fondatore della omonima Fondazione, ha curato decine di mostre itineranti su Fabrizio De André e la sua opera, dal 2000 ad oggi. Ha pubblicato suoi scritti e collaborato alla realizzazione del CD “Ed avevamo gli occhi troppo belli” ed al DVD “Ma la divisa di un altro colore” per la “editrice A”, con la quale tuttora collabora pubblicando articoli sulla rivista mensile “A”. Ha collaborato alla realizzazione del DVD “Fabrizio De André in Concerto” – BMG-Ricordi 2004 curandone la dettagliata discografia ufficiale. Ha recensito racconti e romanzi di vari autori, non solo in ambito musicale e ne ha curato la presentazione pubblica in Italia. Informatico per occasione più che per vocazione, vive e lavora accanto al lago Maggiore.
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                                      Inserimento a cura di Matteo Montieri per vetrinadelleemozioni.com