COMUNICATO STAMPA
Info ordini
“Via
delle Ortensie”, racconto di Mariano Brustio, non è altro
che una storia d’amore. Incastonata
nella cornice raffinata di un linguaggio colorato da espressioni gergali
liguri, all’apparenza semplice, che
arricchisce i dialoghi conferendo una straordinaria freschezza alla narrazione,
ma ricercato e immensamente profondo nelle descrizioni dei luoghi e delle
emozioni, ci restituisce il quadro delle traversie percorse dal Capitano Eugenio,
marinaio genovese perseguitato da un destino sfortunato e la giovane ragazza
svizzera Susanne Barbier, orfana dei genitori, cresciuta in un sanatorio
immaginario della riviera ligure ed allevata poi presso una facoltosa famiglia
genovese.
Il racconto percorre lo spazio temporale che va degli
anni 40/45 con la guerra che fa da contorno marginale alle vicende, sino agli
anni ’70 amalgamando i ricordi dell’autore e le narrazioni degli amici più
intimi, con i viaggi della memoria riaffiorati dalle storie raccontate da
Fabrizio De André, spaziando per luoghi tutti reali da Genova al Canada, tra
terraferma e mare, passando per i poco e meno conosciuti borghi lacuali del
novarese ed approdando all’entroterra ligure della riviera del Levante. Teatri
che fanno da sfondo alla singolare umanità dei personaggi intorno ai quali si
intrecciano in un susseguirsi di situazioni coinvolgenti e di singolare
intensità nella narrazione, altre storie di personaggi all’apparenza marginali,
ma che sul piano del racconto sostengono le vicende di Eugenio e Susanne,
divenendo efficaci testimoni e paladini dei protagonisti dell’intera storia
narrata. È il caso di Giulio e Viola, impegnati in un vincolo di amicizia che
si rivelerà più preziosa che mai e che li vedrà attenti protagonisti proiettati
in un vincolo per la vita, a loro volta sostenuti in tutto questo dalla
complicità di Beppe e Maria, immaginari gestori di un locale d’altri tempi nel
cuore di una Genova affranta dalla devastazione della guerra, nella piena
ripresa economica ed industriale dalla ricostruzione post bellica sino agli
anni ’70, ove le riflessioni del Capitano mettono anche in discussione
il benessere materialistico senza mai arrivare agli eccessi.
L’intimità del racconto è spesso evocata dalla forma
della “lettera”, nella quale il marinaio trasporta e sceglie di comunicare le
proprie emozioni nella forma discorsiva che già il marinaio protagonista della
storia di “Da a me riva” nella canzone di Fabrizio De André ci svela,
utilizzando il canto per riportarci le vicende di alterne fortune che la realtà
quotidiana in un continuo avvicendarsi di paure e dubbi, ansia e serenità,
gioie e sofferenze, ricordi e speranze, che Eugenio, come il protagonista della
canzone, dovrà affrontare per smarcarsi definitivamente da quel destino
accanito e sgarbato, riuscendo alla fine ad aggrapparsi e trattenere quel
sottile filo della fortuna che gli sta passando accanto, come nell’altro brano
“Le acciughe fanno il pallone” che gli permetteranno di sigillare la sua
disgraziata condizione di miserabile e realizzare i sogni e le speranze che ha
nutrito in tutta la sua sfortunata esistenza.
Gli fanno da contorno personaggi, che se all’apparenza
marginali come Nicola, rappresentano i pilastri sui quali ed intorno ai quali
l’intero racconto prende forma e vita dando al testo una atmosfera di
incantesimo nella quale ciascuno dei protagonisti è pronto a rivelarsi
comunicando le proprie emozioni senza mai comunque finire nel pathos o nella
commozione, consci comunque che il destino di vittime della sfortuna avrà una
breve vita, come nelle narrazioni delle canzoni di Fabrizio De André, che
seppure mai citato, emerge nella personale memoria dell’autore e si srotola nel
racconto redatto volutamente senza repentini cambiamenti di piano, a volte
facendo uso di flash-back per rievocare “passaggi di tempo” necessari e
imprescindibili, da una pagina all’altra, servendosi volutamente di un
linguaggio che attraversa le epoche narrate e le personalità dei personaggi.
Il nonno di Eugenio e lo zio di Susanne, entrambi
all’apparenza burberi, saranno coloro che con il loro amore risolveranno e
daranno vita allo svolgimento ed alla conclusione della vicenda, per far
riabbracciare Eugenio e Susanne ed unirli nella loro famiglia ricostituita e
ricostruita, insieme al piccolo Jacques, inconsapevole protagonista principale
che per entrambi rappresenta l’interruzione dell’isolamento scelto l’uno fra le
sicurezze e comodità della Svizzera, l’altro fra le colline dell’entroterra
della riviera del Levante, intento nella coltivazione dei suoi ulivi, contadino
fronte mare per scelta di appartenenza.
A tutto questo fa da contorno la superba bellezza
della città di Genova, città dai due volti e dalle mille facce, dai grifoni
sullo stemma per anni rappresenti con la coda abbassata poi finalmente e di
nuovo in alto, a suggello della ritrovata indipendenza, che per anni ed ancora
oggi è stata definita città superba, accogliente e multietnica, deliziosamente
restaurata, ma dai carruggi impercorribili, tanto silenziosa quanto fragorosa,
dai tramonti mozzafiato ai cantieri navali inguardabili, percorsa nei suoi
vicoli più sconosciuti, sino al bacino del porto antico e di quello moderno,
fra gli scali ferroviari di una città in piena trasformazione industriale e
messa lì a rappresentare il “porto sicuro” da cui salpare ed a cui riapprovare
un giorno, dove ancora oggi esistono nei carruggi interni più sconosciuti
quelle trattorie dove per pochi soldi ci si può rifocillare, e che nel racconto
fanno da perno intorno al quale si svolge parte della vicenda, in una atmosfera
familiare e casalinga a pochi passi dal porto e ritrovo per tanti poveracci e
marinai in cerca di un po’ di vero calore, di bella compagnia e di un buon
bicchiere di vino. Dove il raggiungimento della felicità è un prezzo tanto
salato da dover pagare.
“Via delle Ortensie”, è comunque, e non solo, il
racconto di un viaggio, quello di Eugenio, marinaio per occasione e non per
vocazione, a cui la malvagità, la superbia e l’orgoglio degli uomini hanno
impedito per lungo tempo il rientro nella sua casa e imposto la lontananza e
l’assenza dai suoi affetti più cari, in una sorta di latitanza forzata in giro
per il mondo che gli ha mostrato anche la facilità con cui la maggioranza
emarginano nella prigione anche i poveracci senza colpa.
Il racconto non è costruito con una precisa
suddivisione in capitoli, ma in una narrazione continua ove solo la chiosa
finale lascia aperta e fa intravvedere un prosieguo della storia già presente
nella memoria dei narratori e dell’autore.
Il finale del romanzo con l’incontro tanto atteso fra
il Capitano, Susanne e il piccolo Jacques è una pagina di rara poesia, scritta
con un timido bacio nel palmo della mano dell’amata e il dono di una piccola
ortensia nell’altra, come a ridare una nota di colore e vigore alla storia
d’amore finalmente ricominciata e con il regalo di un piccolo faro del Canada a
Jacques, per illuminare le notti e scansare le paure, piccola luce da non
spegnersi mai e attorno alla quale prenderà vita finalmente il futuro di una
bella famiglia.
www.vetrinadelleemozioni.com
Fernanda Pivano,
Mariano Brustio e Dori Ghezzi
DIRITTI
IMMAGINE DI COPERTINA
Ortensia di Sabina Alcorn ©2012
Acquerello su carta Fabriano
48,3 cm x 33 cm
Bordo ornato di Stephen Alcorn
Archivio Alcorn • Cambridge, NY
www.alcorngallery.com
Titolo: Via
delle Ortensie
Autore: Mariano
Brustio
Editore: Rupe
Mutevole edizioni
Collana: Sopralerighe
Direttrice di collana e Curatrice d’opera: Gioia Lomasti
Codice: Isbn 978 88 6591 238 6
Prezzo: 15,00 €
Mariano Brustio, classe 1959, ha collaborato alla
stesura dei volumi su Fabrizio De André E poi il futuro – Mondadori
2001, Belin, sei sicuro? – Giunti 2003, come coautore al libro Volammo
Davvero – Bur 2007, e per diversi mesi ha lavorato fianco a fianco a Fernanda
Pivano durante la preparazione del volume The Beat Goes On. Storico
socio fondatore della omonima Fondazione, ha curato decine di mostre itineranti
su Fabrizio De André e la sua opera, dal 2000 ad oggi. Ha pubblicato suoi
scritti e collaborato alla realizzazione del CD “Ed avevamo gli occhi troppo
belli” ed al DVD “Ma la divisa di un altro colore” per la “editrice
A”, con la quale tuttora collabora pubblicando articoli sulla rivista mensile
“A”. Ha collaborato alla realizzazione del DVD “Fabrizio De André in
Concerto” – BMG-Ricordi 2004 curandone la dettagliata discografia
ufficiale. Ha recensito racconti e romanzi di vari autori, non solo in ambito
musicale e ne ha curato la presentazione pubblica in Italia. Informatico per
occasione più che per vocazione, vive e lavora accanto al lago Maggiore.
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Inserimento a cura di Matteo Montieri per vetrinadelleemozioni.com